Raccontare una storia che conosciamo a persone che non la conoscono. Questa è una situazione frequente nella nostra vita quotidiana. Anzi, quasi sempre nel nostro stile di vita ci troviamo a ridurre la nostra comunicazione al mero passaggio di dati necessari. In questa situazione dialettica, la storia è il principio di necessità unico della relazione, e cioè: cos’è che devi dirmi ?, domanda parente stretta dell’altra: com’è che va a finire ?

    D’altro canto, quando siamo noi ad aver ascoltato una storia che non conoscevamo, ci capita a volte di dimenticare chi ce l’ha raccontata. Questo significa che il fatto è rimasto dentro di noi più della relazione di quel momento.
Quando una società non lascia altro tempo che la relazione necessaria per il passaggio dei dati, significa che ha creato un contesto nel quale la relazione degli uomini con le informazioni viene prima della relazione tra gli uomini.

    Qui credo che ci sia come una cartina di tornasole del nostro tempo: sono le persone che servono a comunicare i dati e le notizie, o sono i dati e le notizie che devono creare relazioni tra le persone ?
Al tempo stesso, quando raccontiamo una storia nostra, da autori, a gente che non la conosce, abbiamo un gusto tutto speciale nel portare per mano, nell’introdurre al mondo della nostra storia, nel mostrarne i reconditi segreti e gli sviluppi più profondi…

    Ne deduco che il male non deriva dal fatto che il narratore sappia e il pubblico no, ma dal fatto che entrambi, narratore e pubblico, oggi si stanno dimenticando di essere più importanti dei dati, delle storie, degli elementi che riferiscono e ascoltano. Io comunico con te perché tu sei importante per me. Prima e indipendentemente da ciò che ti comunico.
E’ quello che mi sembra sempre più chiaro man mano che invecchio: se racconti una storia fallo per migliorare quello che ti sta attorno. Forse l’ideale sarebbe raccontare la propria storia come se fosse l’unica cosa che vale la pena di ascoltare, la più profonda e sconvolgente del mondo, e sapere sempre che è niente di fronte alla persona che è lì, davanti a te, e che ti sta ascoltando.

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