Il secondino può accompagnare nello sguardo alle profondità dei territori fisici e psichici che sono stati invasi all’interno delle mura domestiche. Ma come si fa a spezzare certe catene ? A modificare un destino senza provare la sensazione angosciante del tradimento ? La strada per la libertà è dura specie se sconosciuta e considerata non legittima. Queste donne dalla dignità violata ricordano il capitano di una nave che tenta di salvare tutti prima di affondare in un ventre che non ha garantito protezione ma solo l’annegamento.
La dipendenza dalle figure genitoriali, patologica a causa dei traumi che hanno impedito un’adeguata evoluzione dello sviluppo affettivo, rende difficile l’acquisizione della capacità di analisi critica delle vicende familiari. Se hanno figli, non sono in grado di prendersene cura e questo le rende ancora di più oggetto dipendente e disprezzato dalla famiglia della quale sono frutto.
La cura di sé, delle ferite mai cicatrizzate, significa emanciparsi e non può non essere accompagnata da enormi sensi di colpa, perché prendere distanza da certi fatti permette di vederne l’orrore. Solo addossandosi ogni colpa può essere sopportato il vissuto di abbandono altrimenti umanamente inaccettabile. Si sa. Inoltre un capro espiatorio è funzionale, difficilmente gli altri membri della famiglia vi rinunciano.
Recenti studi hanno pemesso di conoscere più approfonditamente i soggetti che accedono ai Servizi per le Dipendenze e/o ai Servizi Psichiatrici caratterizzati da una sindrome borderline aggravata da disturbi alimentari, una particolare aggressività auto ed eterodiretta, abuso di psicofarmaci, alcol e droga. Nell’anamnesi di queste persone (osservato anche da chi scrive) emerge quasi sempre un’esperienza prolungata di abusi sessuali (molestie sessuali, atti di libidine, rapporti completi).
La gravità del disagio psichico sviluppato nel corso degli anni sembra potersi attribuire ad una serie di elementi comune:
- L’adulto abusante è un familiare o un amico “fidato” della famiglia.
- L’abuso è continuo nel tempo.
- Gli atteggiamenti del resto della famiglia sono di noncuranza o di eccessiva sofferenza tale da far sentire il bambino colpevole di quanto accade.
- Esistono in famiglia problematiche psichiche e da dipendenza da sostanze e/o da gioco.
- Spesso la madre è rigida e incapace di proteggere i figli.
Il numero prevalente di soggetti di questo tipo trattati sino ad ora nel nostro Servizio è di sesso femminile e di età compresa tra i 23 e i 45 anni. Le ragioni per le quali si presentano sono sempre legate a problematiche estreme: grave dipendenza da sostanze, tentato suicidio, allontanamento dei figli con provvedimento del Tribunale dei Minori.
Sembra dimostrato che alla base di tali squilibri psichici e comportamentali ci sia una spiegazione neurobiologica. Un trauma sollecita il sistema mesolimbico il quale è coinvolto nell’elaborazione degli stimoli ambientali emotivamente rilevanti e nei processi di memorizzazione emozionali e nel controllo del tono affettivo e comportamentale. (Continua)