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Guardo il panorama politico italiano con gli occhi di un filmaker, senza una particolare competenza politica. Mi limito a osservare in quali tipi di storie la gente ha creduto e pare credere sempre di più. Perché la campagna elettorale è sempre il racconto di una storia, è l’if lanciato nel futuro e che ci riguarda. Se voteremo per l’uno succederanno delle cose, se voteremo per l’altro ne succederanno altre.

Da una parte la promessa del reddito di cittadinanza. Abbiamo avuto voglia di crederci, a giudicare dalle percentuali una voglia endemica e senza discussioni. E’ bellissimo crederci. E’ la voglia di una mamma amorevole che ci darà da mangiare finché camperemo. Diciamo magari anche un po’ viziandoci, certamente non facendo di noi dei guerrieri che escono di casa determinati a procacciarsi il necessario per vivere. In definitiva abbiamo creduto ad una storia di onnipotenza. Una mamma onnipotente che  finora non si era palesata ma che da oggi ci sarà per sempre.

Dall’altra parte i profughi. Abbiamo creduto in una percentuale enorme allo sceriffo costiero. Un bello sceriffo che le canti un po’ giuste a questi invasori che stanno troppo stretti nei barconi per l’ingente quantità di armi che ci nascondono dentro e che sbarcano in Italia persuasi alla sostituzione della razza cristiana con quella musulmana.

L’Italia ora è un cornetto Algida. Croccante fuori con lo sceriffo di granulato, col cuore di panna dentro come la mamma del vitalizio. Ci vuol bene un po’ di scorza dura per difendere il paese degli innocenti dallo sporco di tutto il resto del mondo. E’ la storia di una coppia perfetta, padre e madre che insegnano a difendersi dal mondo e ad amare la famiglia.

In tutto questo, noi siamo i ragazzini. Il rapporto mediatico che intratteniamo come paese con i due vicepresidenti del Consiglio non è come quello tra adulti, ma come quello tra genitori e figli. E sembra non ci dispiaccia poi tanto. I genitori si prendono la responsabilità della lettura del mondo, conoscono e stabiliscono i confini, sono due grandi contenitori che selezionano i contenuti per noi.

Quella dei contenitori è la nave sulla quale questo momento sta scorrendo. Facebook, Instagram, Twitter e molti altri sono solo contenitori cui noi, completamente gratis, diamo contenuti. In cambio acquisiamo il diritto a esistere mediaticamente e viviamo nella disperata illusione di poter dire la nostra e diventare dei soggetti quando è ormai chiaro a tutti che nei social siamo la merce.

Cosa c’entra questo? Questo è il canale informativo più seguito. E’ il regno delle fake news e le fake news sono ancora storie. Storie alle quali crediamo. La raccapricciante quantità di condivisioni sulla storia che i musulmani presto ci avrebbero costretti a usare numeri arabi è un’informazione preziosa per chi la deve usare: gli abbiamo detto – sempre gratis – in che cosa crediamo e fino a che punto siamo stupidi. Altro che privacy. Crediamo all’invasione a dispetto di qualsiasi buon senso. Non importa se Gentiloni aveva ridotto gli sbarchi del 90%. Non si crede all’evidenza, si crede alla mappa interiore e la nostra mappa interiore nazionale è conformata alla dipendenza dalla mamma e alla paura del cattivo.

Siamo in un mondo magico. Come uno stregone, un viceministro cui mancano 5 esami per laurearsi in scienze storiche dice: Ritengo che 10 vaccini obbligatori siano inutili e in parecchi casi pericolosi se non dannosi”. E indipendentemente da quel che pensiamo dei vaccini, crediamo che parli con cognizione di causa.

Vengo all’ultimo pensiero. Crediamo anche alla storia di noi stessi come a quella dei cittadini che hanno solo diritti e che sono appunto in grado di dire la propria su qualunque cosa. Abbiamo perso la capacità di dire: Non lo so. Per me è troppo difficile. Non me ne intendo. Scendiamo in piazza – più nelle piazze virtuali ormai – come gladiatori non per difendere un’idea, ma per difendere uno schieramento cui la nostra fragilità mentale ci ha spinti a voler appartenere.

Questo ci ha resi merce. Questa stupidità ci ha resi comprabili. Il terreno è stato sparso di sale in modo che nessuna idea possa nascere. Il popolo è in larga parte ipnotizzato, incapace di qualunque distinguo. E’ un momento in cui la ragione è messa sotto silenzio, la complessità è rigettata nella frantumazione dei talk show, il discernimento è polverizzato.

Ecco. Questo è il momento di lottare per ripulire le parole, per far brillare i significati, per connettere i cuori, che non hanno mai avuto schieramenti. E’ il momento di fare bellezza davvero. Per chi racconta storie scrivendo, al cinema o in teatro, questo è il momento di trovare il coraggio di insistere con amore sulla verità.

0 risposte

  1. Buon giorno.
    Sono una mamma.
    Sono anche una maestra.
    E sono laureata, 2 volte, perché credo nella formazione per poter svolgere il proprio lavoro al meglio. Prima di insegnare nella scuola ho lavorato in piani nazionali e internazionali rivolti alle persone immigrate.
    Quello che ci racconta Matteo Salvini è falso, io posso dirlo perché sono stata alla frontiera, ho studiato le migrazioni, ho lavorato nei progetti di inserimento.
    Il reddito di cittadinanza non aiuta i nostri figli a darsi da fare nella vita.
    Questo è ciò che penso, nonostante il “cuore di panna” sia uno dei miei gelati preferiti!
    Anna

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