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Il Desiderio conscio del Personaggio – Un inno alla vita

Questo secondo passo nelle storie riguarda il desiderio conscio del Personaggio e possiamo considerarlo un vero inno alla vita. Nel passo precedente abbiamo visto come il desiderio inconscio rappresenti un momento di incertezza, di dubbio, di disorientamento per il personaggio. Quando il desiderio diventa conscio, tutta questa energia dispersa improvvisamente si allinea e si attiva verso un bersaglio preciso. Vediamo come può accadere.

Partiamo dalla parola. La parola desiderio deriva dal latino de – siderare. Che significa sentire la mancanza di una stella. Nell’esperienza viene dopo il cum – siderare. Che significa stare con tutte le stelle. Perché dopo aver contemplato tutte le stelle del cielo, cioè dopo aver guardato intorno a me tutto ciò che mi circonda, comincio a desiderare. Prima sto con tutto, poi sento che cosa, all’interno del tutto, mi serve per essere più felice, in armonia, in comunicazione con la vita e con il mondo.

Così nel Silenzio degli Innocenti, Hannibal lo spiega a Clarice: “

“E come cominciamo a desiderare, Clarice? Cerchiamo le cose da desiderare? No. Precisamente. Iniziamo desiderando ciò che vediamo ogni giorno. Non senti gli occhi che si muovono sul tuo corpo, Clarice? Non vedo come tu non possa. E i tuoi occhi non si spostano sulle cose che vuoi?”

Focalizzare e raggiungere gli obiettivi

C’è un momento, quindi, in cui il nostro sguardo passa dalla contemplazione al desiderio. All’improvviso i nostri occhi non sono più turisti ma cacciatori. E mentre osserviamo quello che desideriamo, gli proiettiamo addosso tutto un futuro. Il futuro di noi con l’obiettivo raggiunto.

A descrivere il desiderio per un’altra via è anche un altro verbo, come ci ricorda Hillmann. Il verbo latino peto. Che significa chiedere per ottenere. Quando insomma vogliamo stringere qualcosa per noi.

Questo verbo latino deriva a sua volta da una più antica radice greca: pteron. Che vuol dire Ala. Lo pterodattilo, per esempio. Il desiderio è un’ala. L’ala serve a volare. A raggiungere posti impossibili per altre vie, difatti volare ci sottrae meglio di qualunque altra cosa alle costrizioni del nostro contesto. Quando noi stiamo male ci immaginiamo di volare via. Nel suo Icaro in volo, Matisse non rappresenta né le mani né i piedi. Ma nella sua sagoma nera contro il cielo stellato, fa brillare un punto rosso al posto del cuore.

Perfetta sintesi del volo che il desiderio ci fa fare. Mani e piedi non servono più perché si tratta di una proiezione di felicità futura, di dolce abbandono, nella quale le cose e la pesantezza che ne deriva non trovano spazio.

E così avviene, d’altro canto, nel male. Quando i nostri desideri vengono disattesi o addirittura troncati. Ecco perché si dice gli hanno spezzato le ali. Spezzare un desiderio è spezzare la possibilità di volare verso il futuro.

Amare per amarsi

Dunque. Ci guardiamo attorno e iniziamo a desiderare. Cioè iniziamo a sentire che da soli non ci bastiamo. L’esperienza del desiderio in un personaggio e in una persona è l’esperienza dell’insufficienza che ognuno di noi è per se stesso. Quando un personaggio desidera, sposta la sua energia fuori di sé, verso la situazione, la persona o l’oggetto desiderato. Questo sbilanciamento provoca lo sgorgare dell’azione.

Dal passo precedente, quello del desiderio inconscio, lo scoccare della scintilla del desiderio conscio è un momento luminoso, spesso folgorante. Quando ti innamori. Quando ti intuisci in un posto, in un lavoro, in una storia. Lo scoccare di questa scintilla elimina le paure e le ombre. Anche se ha tutte le proprietà della scintilla, quindi non solo la sua intensità ma anche la sua brevità. Ma oggi è di quest’attimo che ci occupiamo. Ci sarà tempo per seguire il personaggio in tutto ciò che verrà. Oggi siamo qui, come ci racconta Ivano Fossati:

L’istante in cui scocca l’unica freccia

che arriva alla volta celeste e trafigge le stelle

Che arriva alla volta celeste

E trafigge le stelle

È un giorno che tutta la gente

Si tende la mano

È il medesimo istante per tutti

Che sarà benedetto, io credo

Da molto lontano.

Le scelte della vita

Quando il desiderio diventa conscio, di colpo tutti i vaghi pensieri si orientano verso un obiettivo concreto. Il personaggio pensa che finalmente il mondo sia il posto giusto per lui, perché contiene ciò che desidera e che gli serve per vivere. Sente una risonanza, una coincidenza, un incontro. È il momento in cui capiamo veramente che vale la pena di vivere.

Proprio in quest’espressione però – valere la pena – è contenuto tutto ciò che si apre dal manifestarsi del desiderio in poi. Tutta la pena che verrà e di cui ci occuperemo nei passi successivi. Quello che conta oggi è la disponibilità interna a fare qualunque cosa per ottenere ciò che abbiamo scoperto di desiderare. Questa disponibilità è il nostro sì alla vita che ci ha detto sì.

In un solo momento, quindi, abbiamo capito tre cose fondamentali:

  1. Che non bastiamo a noi stessi,
  2. Che il mondo comincia a piacerci,
  3. Che siamo disposti a fare una guerra per ottenere quello che desideriamo.

Ma dietro a questa scintilla, che da sola ha prodotto milioni di storie, cioè quelle di esseri umani che si lanciano nelle più disparate imprese per raggiungere i propri obiettivi, c’è anche qualche aspetto meno evidente ma altrettanto importante soprattutto rispetto al cinema contemporaneo.

Perché a parte l’aspetto di folgorazione di cui abbiamo parlato, possono esistere altre ragioni per cui un desiderio nasce. Quando un personaggio desidera qualcosa o qualcuno, a volte lo fa proiettando sul suo obiettivo questioni non risolte ad altri livelli. Posso desiderare una macchina di lusso non capendo che sto solo cercando di essere apprezzato. O posso desiderare una persona non riconoscendo dentro di me che lo sto facendo per interessi diversi da quelli dell’amore. Vivere, lo sappiamo, è una questione complicata. Le voci dentro di noi sono tante e non tutte concordi.

In questo momento del desiderio che diventa conscio dobbiamo quindi tenere presente che sotto il desiderio c’è una forza che continua a rimanere occulta. Spesso scoprirla sarà proprio il senso del percorso che attende il personaggio.

Ora buttiamoci nelle storie e facciamo un po’ di esempi.

Cinema e Psicologia, Cinema e Filosofia – Gli Esempi

Siamo a New York, nel 1975. Il reduce Travis Bickle è perseguitato da un’insonnia che lo costringe a lavorare come tassista di notte. Vive in uno stordimento senza meta, desiderando non si sa cosa se non di essere riconosciuto e apprezzato per quanto patito in Vietnam. Un giorno, per caso, dal suo taxi, vede una donna svoltare l’angolo della via. È vestita di bianco e Martin Scorsese ce la presenta mentre cammina controvento in slow motion. È una folgorazione. La sfiducia totale nel mondo si squarcia nella mente di Travis e i suoi occhi si spalancano. Lo sentiamo raccontare: “sembrava un angelo” – Taxi Driver, 1976 – Martin Scorsese

E ora facciamo un salto a Grenoble, inizio anni ’80. Bernard vive con la moglie Arlette e il piccolo Thomas in una zona rurale. Tutto è tranquillo, sereno e alquanto addomesticato. Una di quelle situazioni in cui si potrebbe, come dicevamo, scivolare fino alla fine dei giorni senza scoperchiare alcunché.

Ma la casa di fronte è in affitto e un giorno arriva Philippe Bauchard, il nuovo inquilino. La sua auto si ferma sotto casa con tutti i bagagli da scaricare, il piccolo Thomas corre a curiosare nell’appartamento e Bernard lo rincorre e lo richiama. Ma Philippe coglie l’occasione per presentarsi e i due uomini iniziano a parlare. È in quel momento che dal piano di sopra scende la moglie di Philippe, la nuova vicina di casa. Per Bernard il desiderio conscio è un’esplosione, perché lo aveva rimosso ma adesso capisce che in realtà era sempre stato lì, in un angolo della mente e del cuore. Lei è Mathilde, il grande amore della sua vita lasciato tempestosamente otto anni prima. I due si guardano e nel loro silenzio scoppia l’incendio. Questo è un esempio luminoso di come il desiderio irrompa volenti o nolenti nelle nostre vite costruite o ricostruite. I due personaggi sono atterriti, come di fronte all’inevitabile che si presenta di colpo. Lei ha il volto di Fanny Ardant, lui quello di Gerard Depardieu. – La Signora della porta accanto – 1981 – François Truffaut.

Questa volta rubiamo a Rabindranath Tagore le parole per sintetizzare questo secondo passo nelle storie, l’irrompere del desiderio conscio nella vita del personaggio e delle persone.

Come la tempesta cerca fine

nella pace, anche se lotta

contro la pace con tutta la sua furia,

così la mia ribellione

lotta contro il tuo amore eppure grida:

“Io desidero te, soltanto te”.

Era: Il desiderio conscio del personaggio – Un inno alla vita, di Giovanni Covini

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