Il receptionist dell’hotel mi guarda con aria complice. Noi non siamo mica così pignoli. Faccio solo una copia, anche se è scaduta non mi interessa. Sorrido e annuisco, me ne sono appena accorto e devo correre ai ripari. Comunque se no ho la patente. Ma il receptionist è già sparito con la mia carta d’identità.

       Già, la patente… Piuttosto quando scade la patente? Rapido consulto: estraggo il documento rosaceo segnato dagli anni, con le paginette che stanno insieme per abitudine più che per consistenza del materiale. 26 ottobre 2008. Non c’è alternativa: scuola guida e appuntamento.

       Qualche sospetto avrei dovuto averlo subito. L’uomo della scuola guida mi dice 85 euro certificato medico incluso prima ancora di salutarmi. Faccia vedere, alludendo al documento in questione, con la perizia di un dentista quando ti dice Apra. Estraggo il brandello e la butto sul ridere: Un po’ diverso dalla foto,  vent’anni fa… cambiato pettinatura. Lui mi guarda, mi valuta, non ride:  Sì, ma il documento è ancora in buone condizioni, inutile sostituirlo. A quel punto guardi il brandello nelle tue mani e pensi, anzi ne hai la certezza, di essere messo peggio di quella roba lì. E quell’uomo al di là del bancone ha inteso consolarti e aiutarti a prendere almeno quel che c’era di buono.

       Freud mi dice di attendere qualche minuto. Nel frattempo se vuole può accomodarsi. Dico no, preferisco stare in piedi, e penso tiè, mi reggo ancora sulle gambe.  Una mamma con la faccia da notte in bianco è abbandonata su una sedia guardando il traffico al di là del vetro. Il bambino dorme nel passeggino.  La porta della scuola guida si apre, entra un signore anziano – molto più di me. Si guarda intorno: Signora, tocca a lei. La mamma ringrazia, si alza e fa per prendere il bambino. Se vuole, il bambino può lasciarlo qua. Lei lo guarda esausta e stupita: Ha due anni e mezzo. Noi uomini sappiamo diventare catastrofici quando cerchiamo di essere gentili.

       Qualche minuto e la porta si riapre: Signore, tocca a lei. Memento mori, penso. Vengo introdotto in un cunicolo a piano rialzato. E lo rivedo lì, dieci anni dopo. Me l’ero dimenticato ma eccolo davanti a me: l’oculista della scuola guida. Sta immobile, capelli bianchi occhi senza sguardo. L’unico movimento che fa è con le dita della mano sinistra, spostando la bacchetta sulla lavagna luminosa. Sembra annichilito nello stanzino illuminato al neon. A tratti è impressionante la sua immobilità. Il signore davanti a me le sbaglia tutte.  Le D diventano B, le P diventano F e via dicendo. Chissà cosa ne sarà delle inversioni a U, penso. Ma poi mi convinco che sia tutta una trappola: il vero test consiste nell’accorgersi o meno che l’oculista è finto. Un automa, non c’è altra spiegazione a quella fronte verdognola e indifferente a qualsiasi evento.

       Ma lui non fa una piega. L’oculista senza sguardo tira dritto. Chiama a sé l’amico falco che mi precede. In silenzio prende un foglio e lo timbra. Poi cambia timbro. Inchiostro. Timbra. Altro timbro inchiostro e timbro. Alla fine mette una sigla prendendo in mano con smisurata fatica la biro. L’uomo mi dà un’occhiata furba andando via, sembra che voglia dirmi: non farti fregare, è cirillico.

       Poi tocca a me. Bacchettina su lavagnetta, mi chiede due lettere e basta. Mi domanda se penso di vederci meglio a destra o a sinistra. Non saprei. Uguale, credo.  Lui sospira. Non gli è piaciuta la risposta. Rimane un attimo in sospeso, il mio “uguale” diventa biblico: in quello stanzino tutto è uguale. Il neon fa tutto uguale. La routine fa tutto uguale. Le lettere sulla lavagnetta sono tutte uguali, perché anche se sono diverse non hanno mai formato nessuna parola. Sono rimaste là, da dieci anni. Poi l’oculista si riscuote. E’ il momento di passare all’azione. Timbri.

0 risposte

  1. Quando usi l’ironia e scherzi con la vita sei meraviglioso.
    E fai ridere, piu’ o meno consapevolmente, riesci a far sorridere delle cose grottesche che ci capitano ogni giorno.
    E’ un buon segno, no?
    A

  2. Con questi straordinari passaggi non puoi che andare in rete, Giò. 😉
    A parte gli scherzi, grazie anche da parte mia per questi meravigliosi momenti di geniale letteratura.
    Da te c’è sempre da imparare! Ciaoo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *