E’ vero. E’ molto più splendente il giorno in cui ti innamori che non uno di quelli presi a caso nell’arco del tuo matrimonio. Molto più inciso nella memoria il momento in cui hai piantato un albero che non tutti quelli in cui l’hai accudito. Questo forse loro lo possono solo immaginare, perché sono nel momento della vita in cui si semina, ci si innamora, si progetta. Perché sono un gruppo di sedici – diciottenni. Perché il tema intorno al quale si doveva lavorare era: “cosa farò – sarò da grande”. Questo forse la loro mente lo sospetta, ma la loro pancia non lo sa ancora dal di dentro. Che poi continuare, coltivare, ritoccare, correggere, rivedere… che tutto questo sarà meno fulgido, meno stagliato e nitido di quanto non siano per loro questi anni.

    Ma è anche vero che questo è spesso un alibi per chi la loro età non ce l’ha più. La paura di non raggiungere i nostri desideri più puri e profondi ci fa scivolare lentamente, ci fa abbassare giorno per giorno il nitore dei nostri desideri. In definitiva ci allontana da noi stessi.

    Lavorare con le ragazze di Fabriano è stato riavvicinarsi a questo. Siamo scesi per fargli fare un film con le loro parole, le loro storie, le loro emozioni, e siamo risaliti come rinnovati e riavvicinati a noi stessi. Perché il fatto di sapere che non tutto ciò che si semina, non tutto ciò di cui ci si innamora poi funzionerà come sogniamo, non può farci perdere la disponibilità a seminare e a innamorarci. Non sarà di un altro uomo o di un’altra donna ma potrebbe essere di un figlio. Potrebbe essere sempre e comunque.

    Alla fine posso dire di essere stato a contatto per sei mesi, e poi nei quattro intensissimi giorni di shooting, con qualche pezzo di notte incluso qua e là, con la saggezza della loro età. Forse avrebbe dovuto essere il contrario. Ma è andata così e ne sono felice. La loro capacità di esserci totalmente in un progetto, in una scommessa, la loro voglia di provarci perché anche in caso di fallimento sarebbe comunque meglio che non averci provato. Questa non riesco a definirla in altro modo che saggezza.

    Un’ultima idea che mi passa per la testa da quando ho cominciato a lavorare un po’ più duramente con questo gruppo. C’è un pensiero per cui gli adulti dovrebbero essere dei modelli, degli esempi. Non so, per me non è così. A parte l’alta considerazione di sé che bisogna avere per credere di essere degli esempi, ho constatato come la sorgente di queste ragazze si trovi dentro ognuna di loro. Da noi potevano soltanto ricevere qualche indizio su come attingervi. Non credo abbiano bisogno di modelli da imitare, ma di togliersi dalla testa anche quelli che hanno ed essere pienamente, felicemente se stesse. 

    Tecnicamente, questo film non è strutturato come un film. L’idea era fare il loro film, con il loro linguaggio, con le loro storie, quindi anche la struttura della sceneggiatura è forgiata sull’impronta delle serie chiuse americane cui loro sono assai più legate rispetto al racconto cinematografico puro. Un teaser, quattro brevi atti. Una specie di numero zero, di pilota. Più che un film è esattamente un pilota di una possibile serie televisiva. Dal canto nostro è perfettamente funzionale la sensazione che se ne ricava alla fine: di una storia aperta, che vorremmo conoscere un po’ di più la prossima settimana alla stessa ora. Ma non poteva esserci scelta a mio avviso più coerente: loro sono nel numero zero della vita, stanno finendo di scrivere il pilota prima di iniziare la serie dei giorni e delle avventure.

    Fotograficamente, con Massimo Schiavon, che ringrazio per il lavoro fine e faticosissimo che ha svolto, abbiamo scelto di lavorare su due registri: uno che raccontasse la loro voglia di spazio intorno, di continuo cambiamento, di evoluzione e di libertà, un altro che invece esprimesse tutto il loro bisogno di vicinanza e di rapporti intimi e sinceri. Il primo registro è raccontato in steadycam, con un’ottica molto aperta: movimento, dolcezza e spazio. Il secondo registro con camere fisse, campo e controcampo, e primissimi piani: occhi, bocche, mani. Racconto questo perché mi sembra giusto sottolineare come la nostra lingua si sia messa al servizio dei loro contenuti e del loro mondo. In realtà, sono loro che hanno guidato noi…

    Bene…. è il momento delle presentazioni. “A tutto quello che si muove” è….

 

la storia di Andrea, che beve la coca dopo il caffè…

la storia di Gaia, che deve andare a trovare Matteo… 

 

la storia di Ludovica, che cammina sul bagnato…

 

la storia di Nina, che non si è fatta nemmeno un graffio… 

 

la storia di Perla, che non può vendicarsi…

 

la storia di Veronica, che ha scattato mezz’ora in anticipo… 

 

la storia di Kristin, che sa che cos’è una donna…

 la storia di Maura, che deve parlare con suo padre…

 

la storia di Simona, che sa imparare in fretta…

  

la storia di una Direttrice che non può essere così cattiva… 

 

la storia di Ugo, che starebbe a parlare per ore…

 

Grazie. A tutti voi.

    
 

0 risposte

  1. finalmente ce l’abbiamo fatta…come dici tu noi abbiamo seminato, abbiamo aspettato con il cuore in gola ed ora non ci resta che scoprire se nascerà uno splendido fiore oppure resterà la consolazione di essere cresciuti tutti un pò di più insieme (che non è poco)..ma spero solo una cosa..che il risultato sarà migliore della mia foto. un abbraccio

  2. La speranza che ci ha spinto al provino ad un certo punto si è trasformata:
    noi abbiamo cominciato a crederci davvero con tutta la nostra pancia! Perchè
    comunque andranno le cose è stato un percorso stupendo. Fino ora posso solo
    descrivere le cose positive di questo cammino: ci siamo svelate ai nostri
    occhi per quello che siamo e abbiamo scoperto un’altra parte delle persone che
    ci circondano. Non di minor importanza: ci siamo avvicinate ad un nuovo mondo,
    quello del cinema, che ci ha mostrato una strada, forse una delle mille
    offerte della vita, forse la migliore. Per noi rimane ancora il dubbio cosa
    sarò/farò da grande, ma in tanto un raggio di sole è entrato… Grazie a
    tutti…

  3. Abbiamo osservato. Abbiamo ascoltato. Abbiamo appreso. Abbiamo viaggiato. Ma soprattutto ci abbiamo creduto, più che potevamo..E ci stiamo ancora credendo. Ed è così bello tenersi stretti i propri sogni ancora per un po’…Qualunque sia la nostra strada, qualunque cosa accadrà. Te l’ho già detto che senza il primo passo non si va da nessuna parte.
    Grazie di cuore a tutti

  4. La magia degli incontri mi fa impazzire, da sempre. Anche questa volta è stato così. Abbiamo fatto splendidi incontri forse non così casuali, come spesso crediamo. Molto tempo per l’ascolto: le pause durante lo shooting diventavano momenti di confidenze incredibili, che facevano piacere. Mi fanno pensare ancora adesso. Peccato che usciti da un periodo della nostra vita ce ne dimentichiamo subito. E’ stato bello rivivere con loro la mia adolescenza, sentirle molto vicine e dispiacermi di quanto poco tempo dedichiamo all’ascolto,presi da innumerevoli faccende. Mi porterò nel cuore , questo gruppo di ragazze, seriamente impegnate nel progetto, affettuosissime e con un valore aggiunto: la buona educazione. E Francesca e tutti gli altri che sono passati per questo film. Ci siamo ritrovati da me a vedere il backstage di Gabriele. C’era tutto: l’allegria, la tensione, la paura, la stanchezza, la gioia di stare tutti insieme. Grazie Gio per questa avventura, sei stato un professionista onesto e con una bella anima. Ti aspettiamo a Fabriano per la proiezione del film.

  5. E basta leggere solo i commenti per sentire forza, passione, fagilità, desiderio di trovare il vero sè di tutte queste ragazze. E di noi, che per fortuna e grazie anche a loro, non siamo così adulti. Ecco, forse questa potrebbe essere la risposta alla domanda “Cosa farò/sarò da grande”: ME STESSA.
    Brave ragazze, brava Doris, bravo Giò.

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