Ma è anche vero che questo è spesso un alibi per chi la loro età non ce l’ha più. La paura di non raggiungere i nostri desideri più puri e profondi ci fa scivolare lentamente, ci fa abbassare giorno per giorno il nitore dei nostri desideri. In definitiva ci allontana da noi stessi.
Lavorare con le ragazze di Fabriano è stato riavvicinarsi a questo. Siamo scesi per fargli fare un film con le loro parole, le loro storie, le loro emozioni, e siamo risaliti come rinnovati e riavvicinati a noi stessi. Perché il fatto di sapere che non tutto ciò che si semina, non tutto ciò di cui ci si innamora poi funzionerà come sogniamo, non può farci perdere la disponibilità a seminare e a innamorarci. Non sarà di un altro uomo o di un’altra donna ma potrebbe essere di un figlio. Potrebbe essere sempre e comunque.
Alla fine posso dire di essere stato a contatto per sei mesi, e poi nei quattro intensissimi giorni di shooting, con qualche pezzo di notte incluso qua e là, con la saggezza della loro età. Forse avrebbe dovuto essere il contrario. Ma è andata così e ne sono felice. La loro capacità di esserci totalmente in un progetto, in una scommessa, la loro voglia di provarci perché anche in caso di fallimento sarebbe comunque meglio che non averci provato. Questa non riesco a definirla in altro modo che saggezza.
Un’ultima idea che mi passa per la testa da quando ho cominciato a lavorare un po’ più duramente con questo gruppo. C’è un pensiero per cui gli adulti dovrebbero essere dei modelli, degli esempi. Non so, per me non è così. A parte l’alta considerazione di sé che bisogna avere per credere di essere degli esempi, ho constatato come la sorgente di queste ragazze si trovi dentro ognuna di loro. Da noi potevano soltanto ricevere qualche indizio su come attingervi. Non credo abbiano bisogno di modelli da imitare, ma di togliersi dalla testa anche quelli che hanno ed essere pienamente, felicemente se stesse.
Tecnicamente, questo film non è strutturato come un film. L’idea era fare il loro film, con il loro linguaggio, con le loro storie, quindi anche la struttura della sceneggiatura è forgiata sull’impronta delle serie chiuse americane cui loro sono assai più legate rispetto al racconto cinematografico puro. Un teaser, quattro brevi atti. Una specie di numero zero, di pilota. Più che un film è esattamente un pilota di una possibile serie televisiva. Dal canto nostro è perfettamente funzionale la sensazione che se ne ricava alla fine: di una storia aperta, che vorremmo conoscere un po’ di più la prossima settimana alla stessa ora. Ma non poteva esserci scelta a mio avviso più coerente: loro sono nel numero zero della vita, stanno finendo di scrivere il pilota prima di iniziare la serie dei giorni e delle avventure.
Fotograficamente, con Massimo Schiavon, che ringrazio per il lavoro fine e faticosissimo che ha svolto, abbiamo scelto di lavorare su due registri: uno che raccontasse la loro voglia di spazio intorno, di continuo cambiamento, di evoluzione e di libertà, un altro che invece esprimesse tutto il loro bisogno di vicinanza e di rapporti intimi e sinceri. Il primo registro è raccontato in steadycam, con un’ottica molto aperta: movimento, dolcezza e spazio. Il secondo registro con camere fisse, campo e controcampo, e primissimi piani: occhi, bocche, mani. Racconto questo perché mi sembra giusto sottolineare come la nostra lingua si sia messa al servizio dei loro contenuti e del loro mondo. In realtà, sono loro che hanno guidato noi…
Bene…. è il momento delle presentazioni. “A tutto quello che si muove” è….
la storia di Andrea, che beve la coca dopo il caffè…
la storia di Gaia, che deve andare a trovare Matteo…
la storia di Ludovica, che cammina sul bagnato…
la storia di Nina, che non si è fatta nemmeno un graffio…
la storia di Perla, che non può vendicarsi…
la storia di Veronica, che ha scattato mezz’ora in anticipo…
la storia di Kristin, che sa che cos’è una donna…
la storia di Maura, che deve parlare con suo padre…
la storia di Simona, che sa imparare in fretta…
la storia di una Direttrice che non può essere così cattiva…
la storia di Ugo, che starebbe a parlare per ore…
Grazie. A tutti voi.
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