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Ricevo una notifica sulla mia pagina facebook. E’ l’amico Christian Angeli – meraviglioso filmaker – che riporta questa lettera del preside del liceo Virgilio. Trovo che sia davvero da leggere.
Gentili genitori del liceo Virgilio,
mi chiamo Niccolò Argentieri, insegno matematica e fisica soprattutto nello scientifico (sezioni I e L) e ho lavorato con i vostri figli dal primo giorno di scuola per l’organizzazione dell’autogestione che si sta volgendo, con discreto successo e molto dispiacere per la separazione avvenuta, nella sede succursale. Con le righe qui sotto e con il testo in allegato vorrei provare a comunicarvi il senso, gli obiettivi e il fondamento del lavoro fatto.
INSEGNAMENTO E AUTOGESTIONE:
Considero obiettivo essenziale del mio lavoro l’educazione alla complessità. Questa è, credo, la più urgente attività politica e sociale che si possa svolgere in un momento di crisi per le idee e le visioni del mondo del secolo da poco trascorso. Da sempre, la strategia di controllo messa in atto da chi detiene il controllo della politica e dell’economia è la semplificazione dei messaggi, la banalizzazione dei concetti. Questa strategia è funzionale alla polarizzazione delle posizioni nel dibattito: non ci viene chiesto di pensare, ma di scegliere da che parte stare. Questo lo aveva capito Orwell, questo è stato il meccanismo alla base del consenso berlusconiano.
Io, come insegnante, devo aiutare gli studenti a costruirsi strumenti per non cadere nella trappola dello slogan e del gioco delle parti preparato da altri. Non devo invitare a scegliere tra A e B, ma dare gli strumenti per rifiutare la semplificazione, la banalizzazione e le idee ricevute dal passato. Sono idee non più adeguate alla realtà con cui ci confrontiamo. Non devo dire che il disegno di legge ex-Aprea fa schifo, ma accertarmi che tutti lo abbiano letto. Questo abbiamo fatto per esempio ieri durante l’autogestione, con l’aiuto di alcuni meravigliosi insegnanti portatori di posizioni leggermente ma significativamente diverse su alcuni aspetti del documento. Dopo un’ora e mezza di lavoro e discussione eravamo fermi alla decima riga del testo, perché ogni parola implicava, ci siamo accorti, la non ovvia conoscenza di altre leggi e altre questioni. Nessuno ha perso la pazienza, nessuno ha gridato slogan.
Questo lavoro di conoscenza e riflessione è il lavoro che un evento come l’autogestione permette di svolgere. Insieme, confrontando competenze, esperienze e aspettative. Per questo motivo, per l’emozione che questo lavoro fatto con ragazzi mai neanche incontrati nei corridoi della scuola durante il normale svolgimento dell’anno scolastico (1400 studenti sono molti!), ho lavorato dal 13 settembre alla preparazione di questa settimana e a scongiurare l’occupazione – che è, a mio avviso, l’esatto contrario dell’educazione alla complessità e all’onestà intellettuale
OCCUPY VIRGILIO:
L’immagine più fastidiosa è certamente quella degli ospiti di fama – giornalisti o politici, spesso inflessibili difensori della legalità – che entrano in una scuola occupata senza neanche salutare la dirigente, i docenti e il personale scolastico, tutti illegalmente tenuti fuori dal posto di lavoro.
Il Vascello Teatro fatto è che quel gruppo di dipendenti statali diventa, inevitabilmente, l’unico bersaglio che l’occupazione riesce a colpire. Qualunque sia il motivo a cui gli occupanti si richiamano per giustificare la propria azione, il dirigente, i docenti e il personale scolastico devono essere cacciati dalla scuola. Questo è l’atto che definisce un’occupazione. L’occupazione è semplicemente un gesto violento e barbaro contro un gruppo inerme di impiegati pubblici. L’unico gruppo che, per affetto e intelligenza, sceglie di tollerare questa violenza. Senza ricevere ringraziamenti o scuse (che, almeno da parte degli adulti, sarebbe lecito attendersi).
Ora, il gesto violento e illegale di spodestare i responsabili della gestione della scuola poteva avere una qualche giustificazione quando insegnanti e presidi erano effettivamente i rappresentanti del potere contro il quale si decideva di entrare in conflitto. Ma ora che la scuola e le persone che ci lavorano sono, di fatto, tra le vittime più indifese della politica di un governo economico miope e cinico, un cigolante meccanismo periferico della macchina mondo, quale può essere il senso di quella cerimonia golpista?
Voglio dire: in una scuola come il Virgilio, non rischia l’occupazione di trasformarsi in una grottesca lotta di classe rovesciata, per cui cittadini destinati a future professioni di prestigio infieriscono, protetti dai loro genitori, sul nuovo proletariato intellettuale degli insegnanti per garantirsi qualche giorno di adrenalina e libero amore?
(Fra l’altro, il contesto in cui tutto questo avviene mi sembra davvero un po’ ridicolo. Oggi, se non studio o mi comporto male, tu hai l’autorità per giudicarmi. Domani ti caccio e non ti faccio entrare. Dopodomani torno a dirti buongiorno, magari mi alzo pure in piedi, e ti permetto nuovamente di gestire e valutare il mio comportamento. Non è un po’ grottesco questo gioco di bambini? Adesso facciamo che comandavo io).
Dopo un golpe fallito, di solito, si va in galera (nell’ipotesi migliore). Certo, sarebbe un esito eccessivo. Tuttavia, quel rompete le righe un po’ annoiato, quell’imbarazzata ricomposizione di un ordine violentemente sospeso, rischia di privare l’occupazione dell’unica cosa che ne potrebbe salvare la dignità, vale a dire l’assunzione di responsabilità.Niccolò Argentieri
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Bravo, soprattutto in relazione alla prima parte della lettera. Educazione alla complessità: espressione – per me nuova – che trovo molto succosa.
Gigi
In effetti è lettera potente, che si infila in mille anfratti, come un fiume che scende troppo veloce e che talvolta perde direzione.
Ma è cibo meraviglioso che solleva. Anche per me che ho trovato sempre una forte componente allergica a questi fatti narrati. Troppa reazione prima della comprensione. Grazie