“C’è poi il potere del piacere. Che presa dominante ha sul modo di concepire la nostra giornata! Non mi riferisco soltanto a quello che mangiamo, a quello che indossiamo o al modo in cui passiamo le serate. Penso piuttosto al potere dei colori e dei sapori, delle chiacchiere sulle nostre minime reazioni e osservazioni; penso al potere della sensualità, dell’intelligenza, dell’affetto e dell’amicizia – i piaceri che muovono il corpo e l’anima e che possono benissimo essere la meta finale di ogni altra nostra azione. Il piacere, come la bellezza e l’ordine, è uno dei grandi poteri che muovono il cosmo. Riconoscendo il Lustprinzip, il principio del piacere che cerca di dare gioia erotica a ogni atto, come una forza alla radice dell’anima, Freud dette al piacere la dignità di Principe del Potere, non di Principe delle Tenebre. Il fatto che il principio del piacere sia stato contrapposto all’etica del lavoro li umilia entrambi, riducendo il lavoro a schiavitù e il piacere a una sorta di infantile marinare la scuola; ci porta inoltre a considerare il piacere come un decadente parassita che fiacca la forza del potere.

Mai l’opposizione fra il lavoro e il piacere diventa così evidente, e a volte assurda, come nella difesa del luogo di lavoro dalle incursioni di Venere / Afrodite, in quella forma degradata che sono le molestie sessuali. Se immaginiamo che questa dea del piacere vuole che la sensualità e lo scherzo erotico trovino ovunque un posto nella vita, allora è naturale che cerchi di entrare, in un modo o in un altro, in ogni luogo da dove è stata bandita. Allora l’interrogativo non è più come impedire che le molestie sessuali disturbino i luoghi di lavoro, ma è piuttosto: perché l’idea di lavoro dev’essere così scissa dal piacere?

Perché l’eros, la bellezza, la frivolezza, la dolcezza, la sensualità, la seduzione, il fascino, il flirt devono essere marginalizzati nei bar dei single o in zona di guerra, in modo che il lavoro possa essere gestito da una puritana schiera di abiti grigi, con camicie Oxford e scarpe cordovane? I miti ci dicono che ogni attività, come il lavoro d’ufficio, che proibisce la presenza di Afrodite sollecita la vendetta della dea, che non vive soltanto nei templi del passato ma anche nel tempio dell’anima, la metafora filosofica per il corpo.

“Buon divertimento” dice la cameriera. Perché non lo dice anche il padrone, quando ti siedi al lavoro? E non soltanto trarre piacere dal lavoro, ma anche dare piacere, come un amante. Non è questa forse una capacità di potere, come il controllo, la leadership o l’ascendente? Che dire di un altro tipo di attività, come l’insegnamento o il giardinaggio? O l’assistenza post-operatoria? Nel loro campo, insegnanti e giardinieri esercitano un potere immenso.

Dominano e controllano sì, con la matita rossa e le forbici per potare, ma non devono sottomettere gli oggetti delle loro cure. Un’infermiera accudisce un paziente immobile: dispotismo, tirannia, intimorimento sono tutti elementi potenzialmente presenti, ma il suo potere, come quello dell’insegnante e del giardiniere, consiste nel prendersi cura della vita di chi le è stato affidato.  I moventi e l’atmosfera del suo agire sono radicalmente differenti dai tipi di potere che abbiamo esaminato. La manutenzione, come incremento dell’energia, costituisce un altro esempio del prendersi cura come potere. Inoltre, avrete sicuramente notato quante attività elencate sotto la voce manutenzione – insegnare, prendersi cura, accudire, pulire, riparare – sono state per così lungo tempo associate alle donne o assegnate loro come lavori femminili.

L’intero concetto dell’agire va rivisto. (…) Il potere di concepire, di far sviluppare, di mettere al mondo e poi di nutrire, proteggere e far crescere un’altra vita, corrisponde a un genere quotidiano di potere incomparabilmente efficace, quello di una madre se lo intendiamo alla lettera, ma anche di genere diverso se lo interpretiamo metaforicamente.”

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