Il ragazzo è giovane, sicuro di sé, divertito e spavaldo. Parla dritto in macchina, viene vicino. Prende la camera con le mani e la scuote. Mi scuote. Rimango su questa immagine. Che cosa vuole da me? Perché si fa così vicino? Perché fa traballare tutto il mio mondo di spettatore? Vedo e rivedo la scena e la mia sensazione è che voglia dirmi: Sveglia! Adesso ti faccio vedere io come stanno veramente le cose! Credo che non arrivi alla metà dei miei anni ma questo non significa che non possa avere più del doppio del mio cervello. Quindi sto a guardare, lo seguo – anche se prendere la camera in mano e scuoterla è una cosa che mi sembra talmente amatoriale nello spirito che devo impormi di rimuovere il giudizio già scattato dentro di me e aspettare di vedere dove mi vuole portare Madalon. Il fedifrago Madalon. Che con il raggiro e l’agguato spiazza persone che stanno facendo tranquillamente il loro lavoro. Potrebbe comunque valere la pena del raggiro. A due condizioni, per me: che si trovasse qualcosa che senza il raggiro non verrebbe alla luce e che alla fine si chiedesse scusa alle vittime.

E’ difficile dire cosa trovi Madalon perché le cose sono quel che vediamo noi. Forse – come dice con fierezza l’autore che ne parla in conferenza stampa – ha messo davvero il dito nella piaga della falsità, dell’ipocrisia e della menzogna quotidiana e sociale di cui siamo vittime. Forse si è semplicemente misurato con gente educata, attorniata così spesso dai fratelli infiniti e questuanti di Madalon, che non sa più che cosa dire. Posso raccontare una storiella, capitata a me che sono un vero signor nessuno. Per il semplice lavoro di insegnamento che svolgo, nell’ultimo anno solare ho parlato di cinema a circa 200 allievi. Diciamo che calcolando il periodo intenso del mio lavoro da quando è iniziato, se ne aggirano per la città circa 500, più altri 200 circa transitati da altre città. Ero in giro con Samuele e una ragazza mi ha salutato, fermato, ringraziato. Con un sorriso luminoso e riconoscente. E io… non sapevo chi fosse. Posso dire che è un brutto momento. Perché si farebbe qualsiasi cosa per non ferire la persona che ci sta restituendo gratitudine. Sono stato sul vago, l’ho ringraziata mentre nella mia mente cercavo inutilmente di ricordare chi fosse. Ha visto Samuele e mi ha chiesto di lui. Insomma, una persona carina che avrebbe potuto non fermarsi. E poi non solo lei. Poi tutti quelli che scrivono e che hanno scritto, che vorrebbero un parere, un consiglio, una dritta. E che inevitabilmente devi deludere se non nella sostanza per lo meno nei tuoi tempi di lettura.

Se ti arrivano i Madalon quando sei un totale sconosciuto come me, riesci a immaginare cosa deve arrivare a Vittorio Sgarbi? Non ho la minima simpatia per il politico né tantomeno per la sua parte politica. Per questo cito lui. Perché ho solidarizzato con lui dentro di me. Sta controllando il suo palmare e gli piomba addosso lo spavaldo Madalon del Politecnico armato di faretto, camera e mini troupe. In cerca delle sue magagne. Per svelare a noi che dobbiamo essere svegliati la verità che nessuno conosce. Può essere che Sgarbi sbagli. Può essere. Può essere che ogni volta sarebbe giusto dire: sai, non l’ho letto, non ho avuto tempo… Ma se un Madalon dei poveri venisse da me con tutta quella riconoscenza, non penserei che mi sta mentendo. Se mi porgesse la mano per ringraziarmi, non penserei a un’imboscata. E se non lo penso, penso che lui davvero ha scritto qualcosa e davvero me l’ha mandata e davvero io gli ho risposto e che la mia testa in questo momento non se lo ricorda. Forse è così, forse ho la metà del suo cervello. E siccome sono tonto, per non farlo rimanere male cercherei di essere vago e innocuo nelle mie dichiarazioni. Perché lui mi ha scritto, accidenti, e io non mi ricordo di lui. E questo ferisce profondamente.

Altra questione è la lettura di questo esperimento che vedo in giro per la rete. Ah ecco, finalmente smascherata la pessima abitudine di dire che si è letto qualcosa quando non è vero. E’ una lettura intellettualmente indisciplinata e senza nessun rigore logico. Madalon non è Proust. Qui non ci sono in gioco la competenza e la cultura, qui sono in gioco l’educazione e l’imbarazzo. Sgarbi si può sentire in difficoltà se viene fuori che non ha letto Carver, non se viene fuori che non ha letto Madalon. Inoltre: qualcuno di noi non sapeva che c’è l’abitudine di millantare? Davvero serviva Madalon? E… a Madalon che conosce i più segreti antri dell’animo umano… è venuto in mente che un autore che si siede in fianco a lui e parla di lui al salone di Torino magari sta cercando solo un po’ di visibilità per sé? Forse non è così, non conosco la persona e la mia non è un’allusione concreta. E’ solo un pensiero che non può non venirmi.

E’ il Politecnico, per carità. Roba grossa. Chissà che professoroni dietro questa strategia. Comunicazione del futuro. Per me, confesso che sono stanco. Di questi modi, di questa comunicazione. Sono stanco di giornalisti che vorrebbero essere d’assalto e sono solo d’insulto. Stanco di scoop che non sono scoop. Di notizie che non sono notizie. E sento sinceramente, con il cuore, una grande tenerezza per questo ragazzo con il doppio del mio cervello. E una certa desolazione per le letture così sfuocate e generiche che leggo in giro sull’episodio. Ma questi siamo noi. Perciò ecco la mia conclusione sulla vicenda Madalon: io “L’implosione” l’ho letto. E’ bellissimo.

0 risposte

  1. Forse sai già che faccio parte della schiera di quelli che hanno gridato allo scandalo per il video di Madalon. E forse sai anche che abbiamo ragione entrambi: perché se qualcuno degli intervistati aveva davvero l’aria gentile e perplessa di chi cade dalle nuvole, qualcun altro invece ha celebrato il nulla con ampie motivazioni.
    Ecco, a me questi ultimi fanno un po’ paura, soprattutto per la credibilità di cui godono 🙂
    Ma alla fin fine, come ha detto qualcuno, è “solo” di libri che stiamo parlando. Che male può fare, un po’ di ignoranza in più o in meno, con tutti i problemi che ha quest’Italia?
    Ciao,
    A.

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