…dopo un lungo e solitario giro a nuoto nelle insenature di Baia Salinedda. Samuele gioca con gli amici e stavolta non mi accompagna. Guardo da solo. Sento un briciolo di paura quando sorvolo nuotando la zona delle alghe. Lunghissime. Verdi. Scure. Una foresta pettinata e oscillante dalla quale esce di tanto in tanto qualsiasi cosa. Tantissima vita che si muove senza sosta. Dirupi sotto di me. Vanno giù giù, le rocce cambiano colore e anche la temperatura si raffredda.

Guardo e non posso e non voglio prendere nulla. Pescatore dismesso, quest’estate. Ho deciso di prendere “l’incidente” di essere finito in un parco naturale come qualcosa che la vita mi stava suggerendo. Perché nel frattempo, a terra, sulla spiaggia, stavo leggendo un libro molto bello. Helene Cixous che a un certo punto definisce lo sguardo del narratore come lo sguardo che guarda e non vuole prendere, che osserva senza toccare, senza possedere. Uno sguardo così puro e disinteressato è come un bacio sulle labbra di Dio.

Guardare senza altro fine che mettersi in contatto – l’interno di me con l’esterno del mare – con quello che semplicemente c’è. Da molto prima di me e per molto ancora oltre me. Così scopro anche delle sensazioni nuove. Per esempio mi accorgo nuotando che se non vuoi prendere nulla non ti sfugge nulla. Trovo la questione estremamente divertente. Vuoi vedere che tutti i pesci che mi sono scappati nella mia vita, sono scappati perché avevo deciso che erano da prendere ? Che se avessi voluto solo guardarli… Ecco: non dico non prenderli perché non si può. Dico non volerli proprio prendere al di là del fatto che non  lo si possa fare. E vuoi vedere che non vale solo per i pesci ?

Naturalmente. Ma è ovvio che non va mai a finire come credi, se no non sarebbe una storia. Penso che tra pochi giorni ripartirò. Vorrei vivere in un posto di mare, questo lo sa chiunque abbia mangiato con me almeno una volta. Lo vorrei davvero. E mentre pinneggio non riesco a non pensarci. Al ritorno in città. E allora penso che lo sguardo di cui parla la Cixous sia un affare complicato. Perché anche gli occhi vogliono possedere. Vogliono il certificato di proprietà sui fondali di Baia Salinedda. Alla fine, già piangono perché stanno per perderli. Già non è più un contatto disinteressato.

Mi sono allontanato un po’ dalla costa. Qualcosa di giallo un paio di metri sotto. Ah, ecco. Un sacchetto BILLA. Allora è vero che ha comprato STANDA in tutta Italia. Bene. Quello adesso lo voglio. Scendo e lo prendo. Lo riporto a riva con me. Già che ci sono anche con un bicchiere di plastica trasparente rotto. Li prendo e non mi scappano e non sono un ecologista. Voglio solo portare via con me i fondali puliti.

Mi rimetto a nuotare e il mondo lunare scorre sotto di me. E ancora per un momento, per qualche metro, coltivo l’illusione di esserci riuscito. Guardare senza desiderio, senza voler prendere. Posare lo sguardo sul fondo del mare. Baciare sulle labbra Dio.

0 risposte

  1. anch’io, pinneggiando quà e là, mi sono imbattuto in un’orata,..non scherzo, di almeno 10 kg! Ma anche a me non è venuta la voglia di prenderla, era troppo bella..(a parte che non sarei mai riuscito a prenderla!)
    Bè..e la cartoleria?? Io sono pronto…quando vieni da me a cena, ne parliamo bene!
    gigi

  2. Grazie a Mauro, Max e Geremia. Buon anno lavorativo anche a voi. Teniamoci compagnia lungo la strada. gio.
    P.S.: A te Gigi niente auguri. Non c’è tempo. Avremo parecchio da fare insieme come sai…

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