Coscienza di sé e nuove prospettive – Varcare la soglia del punto di vista. Di Giovanni Covini

Per ritrovare se stessi – Coscienza di sé

Credo che verrà un giorno, per tutti, nel quale varcheremo la più difficile delle soglie. Dopo le infinite avventure del nostro io, il sorgere e il tramontare di mille idee sul mondo la vita e noi stessi, verrà il tempo in cui saremo pronti a oltrepassare il confine estremo del nostro punto di vista. Parole inedite entreranno nel nostro vocabolario, illumineranno la nostra coscienza e per vie oggi impensabili apriranno nuove prospettive.

Percepiremo lo scricchiolio e poi il crollo delle geometrie, delle deduzioni, delle cosiddette consapevolezze raggiunte nelle nostre vite. E poseremo un piede incerto in una terra di significati nuovi. Analfabeti, impauriti ed entusiasti come bambini, varcheremo questa soglia e saremo grati del disincanto che ci avrà sorpresi ma non delusi.

Per ritrovare noi stessi usciremo dalle nostre illusioni, non impediremo ai nostri veri desideri di dire la loro, ai nostri veri pensieri di esprimersi in parole. E non avremo vergogna o paura di tutto quello che si muove dentro di noi, né alcun giudizio su ciò che si muove negli altri.

Quando vuoi cambiare vita – Verso nuove prospettive

Non credo in questo giorno in forza di una fede romantica, ma per quanto mi sembra di osservare nel comportamento umano. Il punto di vista che abbiamo è un viaggio che si compie e che a un certo punto si esaurisce. Il nostro sguardo proprio in quanto tale ha fame di ampiezza e di luce, di respiro e scoperta. Quando arriviamo alla saturazione, quando sentiamo che niente è più in grado di dirci cose nuove e di aprirci nuove strade, siamo pronti a lasciar crollare. Benedico spesso l’Archetipo del Distruttore dentro di noi. Bisogna saper distruggere quando è il caso. Certi muri che sono in noi da sempre, certi vincoli autoimposti o confermati da imposizioni di altri non possono essere trattati altrimenti. Il cemento non è malleabile.

Viene un giorno in cui sorge un coraggio quasi sacro dentro di noi e sentiamo che le convinzioni e le idee che avevamo non reggono più perché semplicemente la vita alza il tiro della gravità, dell’importanza, della responsabilità. E si fa strada il senso vero e concreto della necessità, di fronte alla quale ogni idea teorica deve lasciare il passo. Magari abbiamo sempre creduto in un certo sistema di valori ma adesso che ci si pone innanzi il problema concreto ci rendiamo conto della sua inadeguatezza alla vita.

Come capire la fine di una relazione

L’orizzonte può schiarirsi con un colpo di vento, cioè con un’ondata di energia capace di spazzare gli ingombri. A volte le circostanze ci aiutano, a volte meno. Ma il Distruttore che si presenta sotto forma di nuovi impulsi, pensieri, progetti di riorganizzazione di ciò che esiste, è una sentinella di una relazione che sta finendo. Con una persona, con un luogo, con un tempo del nostro percorso, con una parte di noi che non è più noi.

In altre parole, la strada nuova comincia spesso dalla consapevolezza che quella vecchia è conclusa. Possono suggerircelo un’amarezza che non capiamo, un senso di inconcludenza, di claustrofobia, di tristezza. Molte emozioni battezzate negative sono in realtà lì per aiutarci. Tanto è importante sapere dove andare quanto sapere da dove andare via: ascoltare quelle voci che proviamo a evitare può salvarci la vita. Non sono da scartare, perché la loro funzione è informarci di come stiamo per una via più diretta e immediata del pensiero. Le emozioni non mentono, il pensiero a volte sì.

Le emozioni sono uno dei grimaldelli per varcare la soglia del punto di vista, perché fanno irruzione senza chiedere permesso e non hanno alcun interesse a conservare lo statu quo. Irrompono e rompono senza senso economico e strategico. Possiamo dire, per certi versi, che le emozioni non sono nostre amiche. Ma se le osserviamo nella loro funzione più profonda ci rendiamo conto del loro insostituibile valore di rivoluzione dei nostri panorami interiori.

Come uscire dalla fine di una relazione? – Varcare la soglia del punto di vista

Superare questa soglia, sentire esaurita l’esperienza del nostro sentire, essere stufi di noi stessi e del nostro modo di guardare le cose, oppure sentire che quel modo non è mai stato veramente il nostro: sono tutti prodromi di una possibile rottura relazionale con i vecchi noi stessi, con il nostro vecchio sguardo. Si tratta davvero della fine di una relazione che si consuma al nostro interno.

Credo sia questo che ci spaventa, perché superare quella soglia implica ritrovarsi senza noi stessi e quindi non sapere più chi siamo. Quando Schindler vede la deportazione è seduto a cavallo e perde l’orientamento. Quando Alien annusa Ripley senza farle nulla, lei intuisce di ospitare in sé qualcosa che aveva sempre ritenuto il nemico. Quando Mildred scopre che il suicida Willoughby le ha pagato un altro mese di affissione dei suoi manifesti contro di lui, coglie per la prima volta se stessa come parte attiva della violenza del mondo a cui pensava invece di essere estranea. Quando Arthur vola per terra in metropolitana per il pugno di un bullo, si ritrova scaraventato oltre la soglia della propria depressione e incontra il Joker che è in lui, puro e splendente narcisismo per lui fino ad allora totalmente ignoto.

Si esce da una relazione con una parte di noi stessi in realtà a ogni minuto. I grandi personaggi ci spiegano che il punto di vista è un passaggio, che le verità sono verità di passaggio verso mete di ulteriore chiarezza. Abbiamo uno sguardo, non siamo lo sguardo che abbiamo. Questo rende così toccanti le storie ben scritte e così inarrivabili quelle che avvengono nella nostra vita.

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3 risposte

  1. E quando finalmente riesci a distruggere tutto e a cogliere altre prospettive, altri punti di vista, altri orizzonti, ti accorgi che… sei ancora tu ma non sei più tu…

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